Chiesa San Lorenzo

Chiesa San Lorenzo

Descrizione artistico/liturgica

Descrizione a livello artistico e liturgico della Chiesa plebale di San Lorenzo

Sguardo d’insieme

La chiesa plebale di San Lorenzo in Strada, pur nella semplicità della costruzione in mattoni a vista, presenta linee architettoniche pregevoli, di stile neogotico, valorizzate dai rifacimenti interni del restauro. La chiesa appare slanciata e luminosa, elegante e fine nella scelta cromatica delle vetrate e della tinteggiatura interna. Il pavimento prevalentemente in marmo bianco esalta la solennità dell’edificio e, nello stesso tempo, marca la divisione della navata centrale e delle cappelle laterali con riquadri di colore rosso.

La zona del presbiterio, piuttosto piccola ma ben proporzionata, è delimitata nei suoi cinque lati da una parete in legno di tonalità chiara, dell’altezza di cm. 180, con sagomature per sottolineare gli elementi importanti, quali i gradini del pavimento, la guglia di sfondo al tabernacolo e la rotondità in corrispondenza della sede. Questo “fondale” è motivato dalla decisione di distinguere le pareti, che appartengono originariamente alla chiesa del 1923, dagli elementi costruiti in occasione degli ultimi lavori. La parete di legno è leggermente scostata dal muro per permettere la collocazione di una debole fonte luminosa che accentua la distinzione del nuovo dal vecchio.

Sulla parete di fondo del presbiterio è stato collocata la grande croce che prima pendeva all’inizio della navata. In tal modo è stata superata l’impressione di spazio vuoto che l’abside trasmetteva. La grande tavola con la raffigurazione dell’Ultima Cena, precedentemente collocata nell’abside, ha trovato invece la sua sistemazione sulla controfacciata, sopra la cantoria, e riempie quella parete, mostrando a chi esce dalla chiesa che l’Eucaristia deve continuare nella vita attraverso l’impegno dei credenti ad annunciare il Vangelo con le parole e con le opere.

L’illuminazione della chiesa, completamente rifatta, consta di quattro elementi distinti:

– la zona del presbiterio, con faretti a luce calda che illuminano l’altare e gli altri elementi (specialmente il grande crocifisso ligneo) e con la luce debole che delimita il fondale in legno;

– la luce indiretta, collocata sulla cornice posta nella parte alta della navata centrale, che illumina il soffitto;

– i fari che fanno piovere dall’alto dei capitelli una luce calda sulla navata centrale;

– l’illuminazione delle cappelle laterali con faretti orientabili sulle volte e sugli elementi artistici (quadri ecc.).

 

L’altare, l’ambone e la sede

Si tratta dei tre elementi che caratterizzano una chiesa cristiana. L’altare è il cuore della chiesa, simbolo di Cristo pietra viva (e per questo costruito in pietra), insieme ara sacrificale e mensa attorno alla quale si riunisce la comunità dei credenti. Il nuovo altare della nostra chiesa si presenta solido ma non massiccio, costruito in una composizione armonica di marmo bianco e di travertino color noce, e presenta nella parte anteriore centrale un bassorilievo raffigurante un pellicano. Questo uccello – la cui rappresentazione è diffusa specialmente sui crocifissi di epoca medievale – è simbolo di Cristo che col suo sangue versato sulla croce nutre la comunità cristiana, rappresentata dai piccoli del pellicano.

L’ ambone costituisce il secondo polo della chiesa: esso è il luogo da cui viene proclamata la Parola di Dio e da cui il sacerdote “spezza il pane della Parola” con l’omelia. Nella parte anteriore dell’ambone, costruito in marmo, sono rappresentati i simboli dei quattro evangelisti: Matteo, rappresentato da un angelo, perché inizia con l’apparizione in sogno dell’angelo a Giuseppe; Marco, simboleggiato dal famoso leone, perché inizia con la missione di Giovanni Battista nel deserto, luogo di bestie feroci e, in particolare, di leoni; Luca, indicato da un toro (animale sacrificale), perché inizia e chiude il suo Vangelo nel tempio di Gerusalemme; Giovanni, simboleggiato dall’aquila ad indicare la profondità del suo messaggio (l’aquila è famosa per la sua vista). Non si tratta di un semplice leggio, ma di un elemento solido e solenne, ad indicare l’importanza della Parola di Dio che noi cristiani siamo invitati ad ascoltare e alla luce della quale dobbiamo giudicare la nostra esistenza. A fianco dell’ambone, sulla parete semicurva, campeggia una bella tavola in legno dipinta da Gianvito Vaccaro e raffigurante la vocazione di Pietro e Andrea. L’artista ha preso lo spunto da un affresco di Domenico Ghirlandaio, su una parete della cappella Sistina in Vaticano. L’opera è scandita dalla sequenza di tre azioni: a destra l’invito di Gesù a gettare le reti in mare pur dopo una pesca infruttuosa, a sinistra la pesca miracolosa e, in primo piano, l’accoglienza dei due fratelli nel numero dei discepoli e degli apostoli. In tal modo si vuole sottolineare che l’ascolto della Parola di Dio deve spingerci alla sequela di Gesù e alla missione.

La sede, collocata come precedentemente in fondo all’abside in posizione centrale ed elevata, è solida e ampia, costruita in pietra e legno, ad indicare il compito di guida e presidenza che nell’Eucaristia spetta al sacerdote.

 

Il tabernacolo

Si era pensato in un primo tempo di collocare in una nuova dimora il tabernacolo in metallo, di forma circolare, che dagli anni ’70 conteneva le Ostie consacrate. Quasi inaspettatamente, però, è stato prestato alla nostra chiesa il vecchio e imponente tabernacolo in ottone dorato che appartiene alla chiesa di S. Andrea in Besanigo e che non veniva più utilizzato dopo i lavori di restauro in quella chiesa. Il tabernacolo è vecchio ma non antico, solenne e di pregevole fattura, collocato su una mensa che gli dona centralità visiva anche se non spaziale. Secondo le indicazioni della riforma liturgica, il tabernacolo per l’adorazione personale dell’Eucaristia dovrebbe essere collocato in una cappella adiacente la chiesa. Non essendo possibile questo a San Lorenzo, si è preferito lasciare al tabernacolo la posizione precedente il restauro.

 

Il fonte battesimale

Il fonte battesimale o battistero deve essere collocato in posizione distinta dalla zona del presbiterio, ma in modo che il battesimo sia visibile ai fedeli. Per questo motivo si è preferito mantenerlo quasi nella stessa posizione di quello vecchio, ma distaccato nettamente dal presbiterio, a differenza del precedente che vi era collegato. Il nuovo fonte battesimale costituisce forse, sotto il profilo simbolico, l’elemento più significativo della chiesa. E’ costruito in pietra ed è di forma ottagonale, come gli antichi battisteri, a simboleggiare l’”ottavo giorno” della settimana, cioè la vita eterna, nella quale siamo introdotti attraverso il Battesimo. Il fonte è alimentato da acqua corrente, viva, ad indicare che da essa nasce la vita nuova cristiana, ed è predisposto per il Battesimo per immersione, come anticamente avveniva.

Le otto pareti del fonte sono ricoperte di bassorilievi raffiguranti il Cristo risorto e trionfante sulla morte, sacramento dell’incontro con il Padre. Attorno alla figura di Cristo si snodano le raffigurazioni di scene neotestamentarie (racconti o parabole) che rappresentano i sette sacramenti: anzitutto il Battesimo (Battesimo di Gesù nel Giordano), poi la Cresima (la Pentecoste), l’Eucaristia (l’incontro dei discepoli di Emmaus con Gesù Risorto e la sua rivelazione nell’Eucaristia), la Riconciliazione (abbraccio del padre al figliol prodigo), l’Unzione degli infermi (guarigione del paralitico), l’Ordine Sacro (il Buon Pastore) e il Matrimonio (le nozze di Cana). Con queste raffigurazioni bibliche si vuol mostrare che tutti i sacramenti sono il modo più pieno della presenza del Risorto nella comunità cristiana.

Sulla parete dietro il fonte battesimale è collocata un’altra pala di Gianvito Vaccaro, rappresentante il Battesimo di Gesù nel Giordano. Il quadro si ispira ad un’opera famosa di Giovanni Bellini, ma se ne discosta in modo significativo anche perché raffigura, in basso a sinistra, un agnello con un’aureola in testa: si tratta di un riferimento alla frase del Battista che ha indicato Gesù come l’”Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Infine, accanto al fonte, è stata collocata la grande pietra romana rinvenuta sotto la cappella del coro, ad indicare la solidità della fede cristiana e la continuità con le generazioni che in questa chiesa plebale (cioè dotata di fonte battesimale e perciò più importante di altre chiese limitrofe) hanno ricevuto il Battesimo entrando a far parte della Chiesa. Su una targa in ottone, collocata sulla pietra, sono stati riportati i distici che il papa Sisto III (432-440) fece collocare sull’architrave delle otto colonne del battistero di S. Giovanni in Laterano a Roma, che sono una stupenda composizione letteraria latina, ma soprattutto una profonda sintesi teologica del Battesimo nei suoi effetti di grazia.

 

Gli altri elementi

La chiesa ristrutturata di San Lorenzo contiene altri elementi artistici. Anzitutto il grande rosonedella facciata (oltre mt. 2 di diametro) che è stato totalmente rifatto: si tratta ora di una preziosa vetrata piombata e dipinta da Angelo e Paola del laboratorio morcianese “Vetrate d’arte”, raffigurante il Buon Pastore, guida del gregge. E’ evidente il riferimento a Gesù, buon pastore del suo popolo, la Chiesa. Lo sfondo della scena raffigura verdi pascoli ed acque tranquille, con un esplicito riferimento al salmo 22.

Nei portali ciechi vicini alla sacrestia ed alla cappella del coro ci sono due pitture murali(anch’esse opere di Gianvito Vaccaro) che rappresentano rispettivamente una scena dell’Annunciazione e degli angeli musicanti.

Infine sono state conservate le altre opere d’arte collocate precedentemente in chiesa. Si tratta anzitutto di un trittico nella cappella vicina alla sacrestia, raffigurante Maria Mater Unitatis (il riferimento è all’unità della parrocchia di San Lorenzo, pur articolata nelle tre zone di San Lorenzo, Betania e Spontricciolo) con i santi Pietro e Paolo. Si tratta di tre tavole di legno, dipinte secondo i canoni delle icone orientali da suor Chiara del Carmelo di Sogliano al Rubicone. Sulla cappella di fronte (la cappella del coro) è collocato un altro trittico, opera di Piergiorgio Pasini verso la metà degli anni ’60, raffigurante S. Ubaldo (il vescovo patrono di Gubbio, la cui venerazione era diffusa anche a San Lorenzo), S. Antonio di Padova e, naturalmente, S. Lorenzo, con il modello della nostra chiesa in mano. Sulla parete della cappella seguente è collocata una grande tela, sempre opera di Gianvito Vaccaro, raffigurante S. Lorenzo con i segni del suo martirio e con intorno dei riquadri che riportano i momenti salienti della sua esistenza. Nella cappella di fronte è collocato un grande crocifisso in legno di ciliegio, di ottima fattura e dalla datazione incerta. Intorno a questo crocifisso sono state collocate le 14 stazioni della Via Crucis, prima distribuite su tutta la chiesa. In tal modo le cappelle che contengono opere d’arte sono monotematiche quanto al soggetto.

Altri due spazi in fondo alla chiesa, circoscritti dalle nuove cornici, potrebbero ospitare in seguito nuove opere d’arte: ad esempio una raffigurazione del Figliol Prodigo nella cappella del sacramento della Riconciliazione. Completa la serie delle opere d’arte la pregevole parete in legno e vetro che separa la navata dall’ingresso: le porte centrali della chiesa sono inscritte nelle parti fisse disegnate ad archi a sesto acuto, secondo i canoni dello stile gotico che caratterizza la chiesa.

 

Conclusione

La comunità cristiana di San Lorenzo, che risale certamente ai primi secoli dell’era cristiana quando Riccione ancora non esisteva, ha visto susseguirsi sul proprio territorio diversi edifici religiosi. Quello attuale, vecchio di ottant’anni, è forse uno dei più prestigiosi, pur nella sua semplicità. Il radicale restauro di cui è stato fatto oggetto lo ha impreziosito e lo ha reso – per così dire – più loquace: attraverso le sue linee, valorizzate dal restauro, e le sue opere d’arte povere ma belle, esso ci parla e ci catechizza, mostrando le dimensioni fondamentali della Chiesa. La chiesa-edificio diventa così segno della Chiesa-comunità.

La solenne consacrazione dell’altare e della chiesa, avvenuta il 29 novembre 2003 per opera del Vescovo di Rimini mons. Mariano De Nicolò, è il segno che il tempio e il popolo che in esso si raduna sono consacrati a Dio e sono il segno visibile che la Sua benevolenza non tramonta mai.

 

Don Tarcisio Giungi

Chiesa San Lorenzo

Storia recente

Alcuni cenni storici sulla Chiesa di San Lorenzo

La furia della guerra

La bella chiesa plebale di San Lorenzo, edificata dalla preveggenza e dalla tenacia di don Giovanni Montali contro il parere di tanti, restò integra poco più di vent’anni. Infatti, nel settembre 1944, la linea del fronte passò per Riccione e la chiesa di San Lorenzo, situata proprio sulla Via Flaminia, fu al centro di aspri combattimenti. La dura battaglia tra tedeschi ed alleati (come ricorda una lapide collocata sul fianco della chiesa nel 1994, a cinquant’anni di distanza), rovinò gravemente l’edificio sacro. Un disegno eseguito a matita da un soldato alleato, e conservato tuttora in canonica, mostra la chiesa sventrata dai colpi di mortaio: il tetto era scoperchiato, il campanile gravemente lesionato con grandi ferite di cui ancora oggi si scorgono le tracce. La facciata in sostanza non esisteva più. Era rimasta in piedi per metà, ma fu fatta saltare dagli alleati, bisognosi di mattoni per esigenze belliche. Un testimone racconta che don Montali, dopo lo scoppio della dinamite che aveva raso al suolo completamente la facciata, abbia letteralmente “preso per il coppetto” alcuni militari alleati, urlando: “Disgraziati! Cosa avete fatto? Andate via da qui!”. Il coraggio certamente non difettava al nostro storico arciprete.

Possiamo immaginare lo strazio di don Montali nel vedere la sua chiesa, costata tante fatiche, semidistrutta dagli eventi bellici. E, cosa che ancor più conta, insieme alla chiesa anche le case e tante famiglie di San Lorenzo. Era un intero popolo da ricostruire, insieme alla chiesa, anzi prima ancora della chiesa. Il buon don Giovanni non si perse d’animo. La vita della parrocchia riprese e la chiesa fu rabberciata negli anni immediatamente successivi al passaggio del fronte: le profonde ferite del campanile e della chiesa furono tamponate, la facciata fu ricostruita e fu fatto un nuovo pavimento con mattonelle in graniglia: materiale povero e poco significativo, ma ciò che importava era che la chiesa riprendesse la sua funzione.

I lavori degli anni ’70

A don Montali era succeduto don Emilio Campidelli, morto ancora giovane per un male incurabile nel 1981 e ancora oggi ricordato con affetto e rimpianto dai non più giovanissimi di san Lorenzo. Dal 1962 al 1965 si era svolto il Concilio Ecumenico Vaticano II che, tra le altre cose, aveva profondamente rinnovato la liturgia e, conseguentemente, la stessa disposizione interna della chiese. Negli anni ’70, in attuazione dei dettati del Concilio, anche la chiesa di San Lorenzo venne parzialmente modificata. In particolare fu modificato il presbiterio, con la collocazione di un nuovo altare in legno, segno della mensa dei fratelli, rivolto verso l’assemblea e non più verso la parete di fondo. Fu edificato un nuovo ambone ed un fonte battesimale, entrambi in cemento armato. Fu costruita, parimenti, una nuova custodia eucaristica, ed il vecchio tabernacolo fu collocato in soffitta: è quello che ora, adeguatamente ripulito e valorizzato, fa bella mostra di sé in cappella. Negli anni immediatamente precedenti era stata collocata sulla parete dell’abside una grande raffigurazione dell’”Ultima Cena” ed era stato appeso al soffitto un grande crocifisso: entrambe le opere sono del prof. Piergiorgio Pasini. L’intera zona del presbiterio era stata arredata con moquette, secondo il gusto di quel periodo. Il tutto era ben fatto, secondo le norme liturgiche post-conciliari, anche se l’estetica e la stessa funzionalità liturgica erano alquanto sacrificate. Era, insomma, il gusto del tempo, destinato a durare ben poco.

I lavori successivi

Anche don Piergiorgio Terenzi, succeduto a don Emilio alla guida della parrocchia, pose mano all’edificio della chiesa. Pur senza modificare praticamente nulla dell’interno (era appena stato ammodernato), fece edificare un dignitoso portale, recante sulla lunetta un bassorilievo con un’edizione moderna della figura di San Lorenzo, opera di Guido Baldini.

Dopo don Piergiorgio fui nominato io, parroco di San Lorenzo, nell’estate del 1994. I pensieri non erano certamente per l’edificio chiesa, ma piuttosto per la comunità cristiana che in essa si ritrova. Eppure mi aspettava qualche lavoro urgente anche nella chiesa. Furono quasi subito rifatte le grondaie sia intorno alla chiesa che alla canonica e il tetto venne ripassato. Anche l’interno della chiesa fu abbellito con la collocazione di alcune opere d’arte: l’immagine di Maria Mater Unitatis, insieme agli apostoli Pietro e Paolo, nella prima cappella a sinistra venendo dalla sacrestia, opera di suor Chiara del Carmelo di Sogliano al Rubicone. Anche l’antico crocifisso ligneo venne restaurato e collocato nella cappella successiva. Di fronte ad essa, qualche anno dopo, venne collocata una grande tela, del pittore Gianvito Vaccaro, raffigurante San Lorenzo circondato da immagini con episodi della sua vita e del suo martirio. Fu anche rifatta parzialmente l’illuminazione delle suddette cappelle e venne collocato un nuovo impianto di amplificazione. Piccoli segni di cambiamento in una chiesa che, per storia e linea architettonica, è certamente tra le più interessanti di Riccione.

Gli ultimi avvenimenti

Nel frattempo era stata costruita la chiesa di San Paolo a Spontricciolo, sempre facente parte della parrocchia San Lorenzo. La nostra comunità si era inoltre impegnata nel 1996/’97, con notevole dispendio economico aggiunto al lavoro di tanti volontari, nella ristrutturazione della casa canonica di Valle Avellana (Sassocorvaro, PU), adibita a casa per accoglienza e per campi scuola di bambini e ragazzi, e poi, nel 2000, nella ancora più sostanziale opera di restauro della vicina chiesetta romanica di Santa Maria in Silvis. Nell’inverno scorso è stata sistemata la cappella dell’Eucaristia, nel seminterrato della casa canonica di San Lorenzo, ed è stato ricavato un ambiente sicuramente bello e di effetto, adatto per la Messa feriale e per la preghiera personale e di gruppo. Questo lavoro si è dimostrato veramente provvidenziale durante il periodo di sistemazione della chiesa: per alcuni mesi, infatti, la Messa domenicale è stata celebrata in cappella, con le persone che l’hanno gremita e con tante che partecipavano dall’esterno. Infine va ricordato l’edificazione di un tetto in legno sopra il centro parrocchiale, a causa dello stato fatiscente del vecchio terrazzo.

Tutti questi lavori non ci hanno fatto perdere di vista la necessità di mettere mano alla chiesa parrocchiale. Se per caso ce ne fossimo dimenticati, era la gente a ricordarcelo: “Quand’è che fate i lavori alla chiesa? La nostra chiesa ha bisogno di una sistemata!”. Ed era vero. Nonostante il lavoro di rifacimento delle gronde e di sistemazione delle tegole, si notavano diverse infiltrazioni d’acqua dal soffitto, che mettevano a repentaglio la stabilità del controsoffitto in cannucciato e gesso (i famosi “grisulein”), e macchie di umidità cominciavano a fare capolino nel pavimento. Ma il problema più grande era la stessa funzionalità liturgica della zona presbiterale: più volte alcune autorevoli persone, in visita alla chiesa, avevano suggerito modifiche sostanziali del presbiterio.

In tal modo, cogliendo l’occasione offerta dall’alienazione al comune di Riccione di parte del campo sportivo per ricavare una piazza (che permetteva di pagare anche se in piccola parte i lavori, dal momento che la somma era stata utilizzata per gli ultimi lavori fatti in parrocchia), il Consiglio Parrocchiale per gli affari economici ha deciso di porre mano ad un restauro sostanziale della chiesa, affidandone la progettazione agli architetti Livio e Monica Lepri.

I lavori dell’estate e autunno 2003

Nel giugno scorso sono iniziati i lavori di rifacimento del tetto. Esso è stato scoperchiato per verificarne lo stato. Sopra i travetti (in parte sostituiti perché ormai deteriorati) è stato collocato un tavolato in legno, con un sistema di aerazione per limitare il calore durante l’estate. Sul tavolato è stata collocata una guaina di teli catramati per impedire infiltrazioni d’acqua. Infine è stata completamente sostituita la copertura di tegole. Durante i lavori al tetto sono venute alla luce le vecchie travi in cemento armato, costruite sul luogo dagli operai al tempo della costruzione della chiesa, recanti ciascuna la data del manufatto: siamo verso la fine del 1922 e le nostre travi sono tra le prime opere in cemento armato mai costruite.

Contemporaneamente ai lavori sul tetto sono iniziati quelli all’interno della chiesa. In primo luogo è stato abbassato il livello del pavimento delle cappelle laterali, al fine di togliere ogni ostacolo alla circolazione in chiesa. Sono poi stati demoliti i manufatti in cemento armato della zona del presbiterio e il fonte battesimale. Si è messo mano al pavimento della chiesa, con la collocazione sul vecchio pavimento (fatta eccezione per quello delle cappelle, necessariamente distrutto) di una guaina in materiale plastico per impedire infiltrazioni di umidità; su tale guaina, poi, è stato collocato un pavimento in marmo “rosso di Asiago” e di “botticino”.

Con lo stesso marmo è stata fatta la nuova gradinata del presbiterio, leggermente arretrata rispetto a prima e notevolmente semplificata: in tal modo il presbiterio risulta più nobile e dignitoso, come si addice al luogo più sacro della chiesa.

Altri lavori sono stati effettuati nelle cappelle laterali. In primo luogo sono state modificate le aperture che mettono in collegamento tra loro le cappelle: da semplici porte quadrangolari sono state ricavate graziose volte a sesto acuto, in sintonia stilistica con le linee neogotiche della chiesa. Sono state poi sostituite le finestre fisse delle cappelle laterali con nuove finestre apribili, in modo da permettere circolazione d’aria e rendere più sopportabile la temperatura durante l’estate.

Da ultimo sono stati effettuati lavori di radicale mutamento sia dell’impianto di illuminazione e di amplificazione, sia della tinteggiatura. Chi vede oggi la chiesa fatica a ricordare com’essa era prima del radicale restauro. L’effetto di tonalità “calda” che si respira all’interno della chiesa è determinato sia dalla nuova tinteggiatura, sia dai nuovi vetri che hanno sostituito quelli vecchi di color azzurro nella parte alta e di color vinaccia nelle cappelle e nel presbiterio.

Contemporaneamente il comune di Riccione ha provveduto a sistemare il nuovo sagrato, utilizzando parte della sede stradale. In tal modo si è riconosciuta l’importanza storica e sociale della chiesa di San Lorenzo e si è voluta garantire la sicurezza di coloro che la frequentano.

Durante i lavori sono venuti alla luce diversi elementi interessanti: alcune parti del vecchio pavimento coperto dalle mattonelle del dopoguerra, alcune tombe di epoca imprecisata, una grande pietra probabilmente di epoca romana, addossata ora al pilastro vicino al fonte battesimale… La cosa più interessante è stato avere ritrovato la prima pietra, fatta collocare da don Montali e benedetta dal vescovo di Rimini mons. Vincenzo Scozzoli il 3 agosto 1919. Si è pensato di lasciare visibile questa pietra, situata nella zona dietro l’altare, ponendo un vetro di copertura e illuminandola adeguatamente. Così il passato della nostra chiesa si collega idealmente al presente e, cosa ancora più importante, viene evidenziato il legame della stessa fede che unisce i cristiani di diverse generazioni.

Don Tarcisio Giungi

Chiesa San Lorenzo

La cappella dell'eucarestia

La cappella dell’eucaristia presso la Chiesa di San Lorenzo in Strada

Alcuni mesi or sono è stata inaugurata e benedetta la cappella dell’Eucaristia presso la chiesa di San Lorenzo in Strada: l’ingresso è dal parco situato dietro la casa canonica. I lavori di sistemazione interna della cappella sono durati diversi mesi e hanno trasformato la piccola saletta adibita da molti anni a cappella feriale in una chiesetta dignitosa e accogliente. Durante tutto il periodo estivo la cappella è stata anche l’unica chiesa a San Lorenzo (oltre, naturalmente, alle chiese di Betania e Spontricciolo). La cappella, notevolmente ampliata rispetto a prima, è capace di accogliere oltre ottanta persone. Due sono gli elementi da richiamare: le vetrate artistiche rappresentanti i misteri del Santo Rosario e la zona del presbiterio.

Le vetrate, opera del laboratorio “Vetrate d’arte – Angelo e Paola” di Morciano, rappresentano i 20 misteri del Rosario, compresi i “misteri della luce”, istituiti dal Santo Padre in questo anno del rosario. In modo semplice e stilizzato le vetrate presentano i fatti fondamentali della vita del Cristo e di Maria, secondo canoni consueti e, proprio per questo, di facile lettura.

La zona del presbiterio è insieme composita ed armonica. Al centro è collocato l’altare, in marmo bianco e giallo. La mensa è sorretta da due lastre di marmo che sembrano braccia spalancate per accogliere i fedeli. Sul basamento in marmo grezzo una composizione in ferro battuto ricorda il famoso mosaico di Tabgha (Terra Santa), raffigurante la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Dietro l’altare campeggia una grande tela di Gianvito Vaccaro (il soggetto è stato preso da Andrea del Sarto) raffigurante l’Ultima Cena. Nelle tre aperture dietro la tavola sono raffigurate le tre chiese della parrocchia di San Lorenzo. A sinistra dell’altare è collocata la custodia eucaristica, formata dal Tabernacolo in ottone dorato, collocato un tempo nella chiesa parrocchiale ed in disusi da oltre trent’anni. A destra dell’altare è invece sistemata la statua dellaMadonna missionaria, che presenta il Figlio Gesù. Una nicchia alle sue spalle ed un bel basamento in marmo giallo valorizzano l’immagine.

L’illuminazione diretta e indiretta ed il colore caldo della tinteggiatura contribuiscono a creare un luogo raccolto e adatto per la preghiera personale e comunitaria. Anche in questo caso la progettazione e la direzione dell’arch. Livio Lepri è stata felice.