Chiesa San Paolo

Chiesa San Paolo

Una testimonianza

Francesco e Barbara nella realtà di Spontricciolo

Il 30 Novembre 1997, il Vescovo di Rimini, sua Eccellenza Mons. Mariano De Nicolò, celebrerà la Messa di consacrazione della nuova chiesa, dedicata a San Paolo, costruita a Spontricciolo.
Anche se già da alcuni mesi l’edificio è usato per le celebrazioni domenicali e infrasettimanali, vedrà la sua ufficiale inaugurazione alla presenza del pastore della Chiesa particolare che vive in Rimini.
Da anni c’era l’idea, divenuta poi progetto, di edificare una nuova chiesa in questo quartiere della Parrocchia di S. Lorenzo, per le difficoltà d’inagibilità della vecchia struttura; sia per i pochi spazi fruibili per le attività pastorali (catechesi, animazione, incontri, ecc.), ma maggiormente per la problematica posizione a monte della Statale che la rendeva assolutamente pericolosa ed inagibile.
Nella strutturazione del progetto del nuovo edificio, si pensò fin dall’inizio all’edificazione di un appartamento atto ad ospitare… qualcuno e consideratone la carenza non sacerdote, che potesse vivere in questa struttura come riferimento per la medesima e per le attività pastorali che in questo quartiere possono crescere e svilupparsi, ciò usando anche i nuovi ampi spazi.

La storia della nostra scelta

Nel confronto personale con alcuni amici, da anni ragioniamo sull’opportunità per i laici cattolici di spendersi in un apostolato più attivo all’interno della Chiesa. L’operatività dei Consigli Pastorali Parrocchiali, la catechesi, l’animazione giovanile, sono tutte realtà gestite sempre più con la stretta collaborazione di laici. In queste esperienze risulta concretizzarsi quella corresponsabilità che noi laici sentiamo nella missione della Chiesa con i nostri Sacerdoti e il nostro Vescovo. Il diminuire del numero di preti nella nostra Diocesi (ma non solo nella nostra), ha in qualche modo sollecitato ad un maggiore impegno e corresponsabilità dei laici nell’attività pastorale.
Se Papa Giovanni XXIII sollecitava alla lettura dei segni dei tempi, riteniamo che in questo senso la Chiesa ha colto nel segno. Confrontandoci così sul ruolo del laico nella Chiesa, emergeva talvolta l’opportunità, in alcune situazioni storico-geografiche particolari, di assumere da parte dei laici, debitamente formati e mandati, il coordinamento di strutture parrocchiali senza più un prete residente nonché il coordinamento delle attività pastorali della medesima zona sotto la guida di un sacerdote di riferimento.
Non sappiamo oggi se è perché questi ragionamenti li facevamo anche con don Tarcisio, che egli ci propose di rendere concrete quelle intuizioni in un progetto chiamato Spontricciolo. Sta di fatto che ci fece la proposta.
Possiamo garantire che passare da ragionamenti del tutto ipotetici ad una reale concretizzazione non è cosa facile. Prima di tutto emergono i dubbi familiari. Siamo una famiglia composta da quattro persone due delle quali non ancora così adulte da potersi sentire partecipi della scelta. In secondo luogo i dubbi strutturali. Perché dover lasciare un nostro appartamento, una nostra casa, una sistemazione che fino a due anni fa’ consideravamo definitiva per la nostra vita ?
In questo senso dobbiamo dei ringraziamenti ufficiali a tutte quelle persone che in questo cammino ci hanno aiutato attraverso il confronto e ci sono state (e lo sono ancora) vicine in questa scelta.

La nostra scelta inserita nel ruolo del laico nella Chiesa

Tuttavia non ci sentiamo per nulla soli in questa esperienza che andremo ad iniziare nei prossimi giorni. Già San Paolo, già si avvaleva della collaborazione di laici nella sua missione e fra questi gli erano particolarmente cari proprio una coppia di coniugi: Aquila e Priscilla (At 18,18-26; Rm 16,3).
Guarda caso proprio a San Paolo è dedicata la Chiesa nella quale andiamo a svolgere questo compito di collaborazione laicale con i nostri sacerdoti.
È importante ricordare questa profonda distinzione ministeriale e gerarchica: c’è Chiesa dove c’è il Vescovo reso presente dalla figura del Parroco.
Noi siamo quindi collaboratori con la gerarchia della Chiesa rappresentata da don Tarcisio e don Franco esattamente come lo sono tutti gli altri operatori pastorali di Spontricciolo e di tutta la Parrocchia.
Altro importante richiamo alla corresponsabilità apostolica dei laici si ritrova nel Concilio Vaticano II.
Recita Lumen Gentium al n° 33: “Oltre a questo apostolato, che spetta a tutti i fedeli senza eccezione, i laici possono anche essere chiamati in diversi modi a collaborare più immediatamente con l’apostolato della gerarchia (…) Hanno inoltre la capacità di essere assunti dalla gerarchia ad esercitare, per un fine spirituale, alcuni uffici ecclesiastici. (…) Sia perciò loro aperta qualunque via affinché, secondo le loro forze e le necessità dei tempi, anch’essi attivamente partecipino all’opera salvifica della Chiesa.”
Una concretizzazione di questo è rappresentata da un recente documento magisteriale, di Mons. A. Battisti Vescovo di Udine: “Il Coordinatore Parrocchiale”.
Questo documento pubblicato il 15 agosto di quest’anno delinea le caratteristiche, i compiti e le necessità storiche di una nuova figura ministeriale.
Con grande entusiasmo abbiamo visto rendersi concreto in un documento ufficiale, anche se di una Chiesa particolare, quelle intuizioni ed idee che da alcuni anni sono state nei nostri pensieri. Tornando alla nostra Diocesi, vorremmo ricordare che la proposta fatta da don Tarcisio, aveva già visto l’assenso del nostro Vescovo; in tal modo la nostra presenza in questa porzione di Chiesa è un essere mandati da nostro Vescovo Mons. Mariano De Nicolò.
Anche se oggi nella nostra Diocesi questa esperienza rappresenta una novità, ciò non significa che non ne vedremo sorgere altre. Un auspicio e motivo di preghiera ci sembra d’uopo indicare: preghiamo insieme e con forza per le vocazioni, poiché per quanto sia importante incrementare la ministerialità laicale nella Chiesa, ancor più importante è che non vengano a meno le vocazioni sacerdotali.
Come vorremmo veder crescere una Chiesa in corresponsabilità fra laici e preti, così vorremmo crescessero le scelte di giovani verso la strada del sacerdozio.

Per concludere

Due sono i pensieri che in conclusione vorremmo rivolgere soprattutto alla comunità cristiana che vive a Spontricciolo. Innanzi tutto un pensiero rivolto al futuro: abbiamo detto di si ad una proposta, ad un progetto che ancora è un’intuizione, una grande e profetica intuizione, ma un’intuizione. La strutturazione concreta di questa corresponsabilità avverrà anche insieme alle collaborazioni ed ai rapporti che si instaureranno con chi è oggi la Chiesa che vive a Spontricciolo. In questo senso si rivolge il secondo pensiero conclusivo, di questa nostra riflessione: vorremmo domandare di accoglierci così come siamo, di aiutarci ad entrare nella vostra comunità come fratelli in Cristo, come mattoni dell’unica Chiesa.

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Grazie!

Una delle parole più belle che si possano pronunciare è “grazie!”. In occasione della consacrazione della nuova chiesa di San Paolo è proprio questa la parola che riassume i sentimenti della comunità parrocchiale di San Lorenzo, in particolare degli abitanti di Spontricciolo, e di noi sacerdoti che ne abbiamo la cura pastorale.
Anzitutto grazie al Signore, perchè non c’è nulla di bello che non trovi in Lui la sua fonte. La nostra gioia si traduce perciò in contemplazione delle grandi opere che il Signore ha saputo e voluto operare anche in questa circostanza attraverso i molteplici segni quotidiani della Sua presenza.
Grazie al nostro Vescovo per l’amore che ha dimostrato verso la nostra comunità parrocchiale, sostenendo e incoraggiando gli sforzi per la costruzione della nuova chiesa.
Grazie all’Ufficio Amministrativo della Diocesi e alla Conferenza Episcopale Italiana per il sostegno economico – ma non solo – dato alla nostra chiesa.
Grazie all’arch. Livio Lepri che, con la collaborazione preziosa del geom. Giuseppe Raffaelli, ha progettato e seguito con appassionata competenza la costruzione, dalla fase iniziale di studio e di soluzione dei problemi di carattere burocratico agli ultimi momenti di cura di ogni particolare, realizzando così una chiesa che, nella sua semplicità, è una vera e propria opera d’arte e di fede.
Grazie all’Amministrazione Comunale di Riccione che, riconoscendo il diritto dei credenti di Spontricciolo ad avere un luogo di culto adeguato e l’opera della Chiesa come un bene per tutti, ha reso possibile la costruzione di questo edificio e ha offerto in diversi modi la propria collaborazione.
Grazie ai tecnici che hanno prestato la loro opera per la progettazione strutturale della chiesa e per la soluzione di tutti i problemi sorti nelle diverse fasi della costruzione.
Grazie all’impresa edile, alle ditte e agli artigiani che hanno lavorato per costruire la casa di Dio e della Comunità Cristiana. Alla legittima soddisfazione sul piano umano per aver contribuito alla realizzazione di quest’opera singolare, si unisca la gioia della fede.
Grazie agli artisti che lasciano in questa chiesa una loro opera significativa, contribuendo così a rendere bella la casa di Dio e aiutando le persone che vi entreranno a renderGli lode anche attraverso la contemplazione dell’arte, espressione sublime dell’animo umano.
Grazie infine a tutti coloro che hanno contribuito in diverso modo alla realizzazione di questo sogno: dalle famiglie di Spontricciolo che hanno offerto somme per la realizzazione delle panche o di altro arredo, alle persone che hanno incoraggiato e sostenuto la costruzione con la preghiera e, talvolta, con la propria sofferenza offerta al Signore.
La nuova chiesa è un dono per tutti: per gli abitanti di Spontricciolo, per l’intera parrocchia di San Lorenzo, per la città di Riccione e per gli ospiti che durante l’estate affolleranno le nostre spiagge. E’ stata edificata con il contributo di tanti che hanno compreso la frase di Gesù, riferita da San Paolo ai responsabili della comunità di Efeso: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!” (At 20, 35). Il Signore ricompensi tutti coloro che hanno avuto e avranno il coraggio di fidarsi di questa Sua Parola.
Ora, oltre al notevole impegno economico che la nostra parrocchia dovrà continuare a sostenere per i prossimi anni, resta per tutti i credenti l’impegno ben più urgente e gravoso ad essere evangelizzatori e costruttori di comunità, così come San Paolo è stato.
Maria Mater Unitatis, venerata nella nostra parrocchia, benedica questa nuova chiesa e ci doni la gioia di crescere come un’unica, grande comunità.

Riccione, 30 novembre 1997
don Tarcisio e don Franco

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San Paolo Apostolo

Presentazione della figura di San Paolo Apostolo

Apostolo e Martire del I secolo
Fu l’Apostolo missionario per eccellenza: gran viaggiatore, grande predicatore e, dove non poteva giungere con la voce, missionario per mezzo delle sue famose lettere, bellissime, potentissime, cariche d’insegnamenti morali, piene d’illuminazione dottrinali, balenanti d’intuizione mistiche, cariche di verità teologiche, ardenti d’esortazione spirituali.
La ricostruzione dei viaggi apostolici di San Paolo, quattro o cinque che questi siano stati, ha fatto sudare storici e geografi. Gli itinerari paolini occuperebbero, anche con il solo nominare i paesi da lui visitati ed evangelizzati, tutto lo spazio che abbiamo a disposizione. Ci restringeremo ad un solo episodio, che in se stesso può compendiare tutta l’azione missionaria dell’Apostolo delle Genti; l’episodio cioè della sua predicazione ad Atene. Possiamo immaginare questo israelita, di piccola statura, di aspetto sgraziato; ispido col pelo, con gli occhi arrossati, il naso semitico sulla bocca amara, mal vestito, peggio calzato, eloquente, ma non forbito, appassionato, ma non seducente, tra gli eleganti atenesi avvolti nelle clamidi candide, i retori dalla voce flessuosa, i sofisti dai discorsi sottili. Possiamo seguire questo straniero malvisto tra i colonnati solenni, in mezzo alle statue sublimi, in attesa di due discepoli, che lo dovevano raggiungere nella città sacra ad Atena, la dea dagli occhi cerulei.
“Par che annunzi divinità straniere”, dicevano alcuni, nell’udirlo parlare e alzavano le spalle.
Ma poichè nella città che già fu di Socrate e di Platone certe novità non piacevano, lo condussero nell’Aeropago, perchè esponesse le sue nuove, stravaganti dottrine.
Allora Paolo ebbe un felice spunto e rivolto ai curiosi, cominciò col dire: “Uomini atenesi, io vedo che voi siete in tutto e per tutto particolarmente religiosi. Tant’è vero che, passando in rivista i vostri santuari, ho trovato persino un altare con questa iscrizione: “Al Dio giusto ignoto”. Ora, io annunzio quel Dio, che voi onorate senza conoscerlo”.
Gli atenesi, sorpresi di tale rivelazione, gli prestarono attenzione per qualche tempo; ma quando l’Apostolo venne a parlare della Resurrezione di Gesù, i più cessarono di prendere sul serio le sue parole. Sorridendo ironicamente o ridendo sgarbatamente, lo interruppero dicendo: “Di questo, ti ascolteremo un’altra volta”, e volgendogli le spalle lo lasciarono solo.
Solo, in mezzo all’Areopago, tra le lisce colonne e le statue scolpite, solo col suo Dio ignoto, resuscitato e resuscitatore. Gl’idoli di marmo sembravano sorridere sdegnosamente, sui plinti ornati, quando l’israelita annunziante la strana mitologia d’un Dio morto in croce, uscì dall’Areopago.
Lo seguivano però un filosofo toccato dalla rivelazione del Dio ignoto, Dionigi, detto poi l’Areopagita; una donna di nome Demaride, e due uomini, di povera condizione.
il buon seme aveva trovato da attecchire anche tra i marmi dell’Aeropago, quei marmi che insieme con gli idoli pagani, dovevano rovinare, cadere infranti e sparire, mentre la parola dell’Apostolo delle Genti correva il mondo, incendiando anime, edificando coscienze nuove, più preziose del marmo pentelico e più chiare del marmo pario.

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Descrizione

Presentazione della nuova Chiesa di San Paolo Apostolo in Spontricciolo

La chiesa di San Paolo, progettata dall’arch. Livio Lepri, appare semplice ed essenziale nelle linee e, insieme, bella ed accogliente. E’ una chiesa certamente moderna, ma classica e tradizionale nella concezione. Di dimensioni contenute (mt 12 per 20), all’esterno sembra ancora più piccola di quanto effettivamente non sia per effetto dell’ampia copertura che, come un padiglione, con le sue molteplici falde, si adagia sulle pareti del perimetro limitandone lo sviluppo verticale. La facciata si presenta mossa, con un portone d’accesso per le grandi occasioni ed uno, più limitato, per l’uso corrente. Altre due porte introducono alla cappella feriale e agli ambienti per le attività pastorali, con due accessi riparati da due vele semplici e leggere in continuità con la copertura. Una grande croce sulla parete a mattoncini della facciata invita alla preghiera. Due grandi vetrate segnano la facciata e la parete a monte, mentre alcune finestre strette ed alte danno luce all’interno e muovono la parete a mare. La cappella feriale riceve luce da tre feritoie e da una finestra sul lato mare.
Sul lato monte della chiesa è collocata la piccola e slanciata torre, alleggerita da piccole aperture dal basso verso l’alto e segnata dalle grandi aperture della cella campanaria, nella quale sono state collocate quattro campane, opera della fonderia Capanni di Castelnuovo ne’ Monti (Reggio Emilia), dedicate a San Paolo Apostolo, patrono della chiesa, a San Lorenzo, patrono della parrocchia, a San Martino, patrono della città di Riccione e a San Gaudenzo, patrono della Diocesi di Rimini.
L’interno della chiesa è a due navate diseguali per ampiezza e separate da colonne. Il colore caldo delle pareti, il pavimento in cotto, intercalato da fasce di marmo travertino che riprendono l’intreccio della travatura del soffitto, la luce calda che proviene dalle diverse finestre e che assume tonalità particolari secondo l’ora, la linea semplice e tradizionale rendono il luogo accogliente e adatto alla contemplazione e alla preghiera. La cantoria, che divide lo spazio verticale all’ingresso della chiesa, sembra invitare ad entrare e dona profondità all’edificio.
Sulla parete sinistra è collocata in quattro nicchie la tradizionale Via Crucis in terracotta, opera del prof. Ugo Luccardi di Rivazzurra. Le quattordici scene, protette da cristallo e illuminate dal basso, aiutano a ripercorrere spiritualmente l’itinerario della passione compiuto da Gesù in fedeltà d’amore al Padre e agli uomini.
Sulla parete destra sono collocate invece le statue di San Paolo e della Vergine Maria, provenienti dalla vecchia chiesina sulla statale e restaurate. Esse – insieme al grande crocifisso ligneo, dipinto dal prof. Piergiorgio Pasini di Rimini nel 1968 – sono il segno della continuità con la vita della comunità cristiana a Spontricciolo nei decenni passati.
Ai piedi del presbiterio è collocato un grande mosaico a pavimento, opera dell’artista giapponese Ami Nakahira, aiutata da Alduina Maurizi, raffigurante due cervi che si dissetano a quattro sorgenti d’acqua. Si tratta di un particolare del mosaico nel catino absidale della basilica di San Clemente a Roma. In modo simbolico si intende richiamare il bisogno di Dio insito in ogni uomo, rieccheggiando le parole del salmo 41: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a Te, o Dio!”. Il mosaico, contemplato da coloro che in processione si recano al presbiterio per la Comunione, costituisce anche un richiamo alla bellezza dell’incontro col Signore nel Sacramento dell’Eucaristia.
Sulla parete sinistra, sopra la Via Crucis, campeggia la grande vetrata, realizzata dall’artista Francesco Viroli. Specialmente nelle ore pomeridiane, quando è direttamente illuminata dal sole, diffonde in tutta la chiesa bellissimi riflessi. Essa rappresenta i Sacramenti. In basso scorre l’acqua del Battesimo, rappresentato anche dal cero pasquale, che sorregge e circonda la barca della Chiesa, sulla cui vela è raffigurata la conversione di San Paolo. Al centro, accanto al cero pasquale, sono raffigurati gli altri due Sacramenti dellIniziazione Cristiana, la Cresima e l’Eucaristia, simboleggiati rispettivamente dalla colomba dello Spirito Santo e dalle due coppie pane/uva e ostia/calice. Nell’ostia è raffigurato il Cristo risorto, vincitore della morte. Il grande rilievo sia cromatico che spaziale dato ai Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana sta ad indicare che da essi discendono gli altri Sacramenti. In particolare, l’acqua del Battesimo sembra scorrere lungo tutta la vetrata e sorreggere tutte le scene. A sinistra, a partire dall’ingresso, è raffigurato il Sacramento del Matrimonio, coi due anelli nuziali che si innestano sulla pianta fiorita dell’albero della Croce, ad indicare che nell’amore di Cristo si radica anche l’amore tra l’uomo e la donna. Di seguito è rappresentato l’altro Sacramento della vocazione: l’Ordine Sacro, con l’immagine del buon pastore. A destra dell’Eucaristia è raffigurato il Sacramento della Riconciliazione, con l’abbraccio tra il padre e il figliol prodigo. Di seguito, il Sacramento dell’Unzione degli infermi con le spine, simbolo sia della sofferenza di Gesù che di quella degli uomini, che si trasformano in pianta verdeggiante, segno di speranza e di senso.
Infine il presbiterio sopraelevato ha al centro l’altare, vero cuore della chiesa, e al di sopra la custodia eucaristica. La sede della presidenza è collocata a destra, visibile da ogni parte della chiesa. A sinistra l’ambone, dal quale viene proclamata la Parola di Dio. Accanto al crocifisso di legno dipinto, quattro fonti di luce impreziosiscono l’abside e caratterizzano il presbiterio rispetto alle restanti parti della chiesa.
Attraverso una porta vetrata si è introdotti nella cappella feriale, luogo raccolto che invita alla preghiera e alla contemplazione. La luce calda è diffusa dalle tre finestre accanto alla porta d’ingresso e dalla vetrata, disegnata da Monica Lepri e realizzata da Sauro Mordini, raffigurante l’Eucaristia: in alto campeggia la colomba dello Spirito Santo; al di sotto la grande croce stilizzata è sottesa dal pane eucaristico e sostenuta dal grappolo d’uva. Sulla parete di fronte all’ingresso è collocato un grande quadro (cm 200 x 150), opera del pittore Gianvito Vaccaro. In esso è raffigurato San Paolo in atto di predicare Cristo Risorto. Sullo sfondo, alla destra del santo si scorge l’acropoli di Atene e si comprende così che si tratta del famoso discorso all’Areopago (cfr. At 17), assunto a simbolo della predicazione paolina. A sinistra appare invece la scena familiare della chiesa di Spontricciolo e, sullo sfondo, il Titano; in tal modo si vuolo indicare che il nuovo Areopago è il luogo in cui si vive e in esso è necessario che ogni cristiano, come Paolo, annunci il Vangelo di Gesù.

don Tarcisio Giungi

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Storia

Una storia iniziata quarant’anni fa

Finalmente si inaugura la nuova chiesa di San Paolo che, come tutte le opere, non è sorta come un fungo in una notte, ma in lunghi anni di attesa, ricerca, travaglio, lavoro e speranza. Ripercorriamo brevemente questa storia.

Gli inizi
Per il primo momento si deve risalire a quarant’anni fa, quando l’allora parroco di San Lorenzo in Strada, don Giovanni Montali, iniziò le trattative con lo Stato per la cessione del “Dopolavoro Gusella”, un locale da ballo di proprietà del demanio, situato a monte della statale Flaminia, a circa tre chilometri dalla chiesa parrocchiale in località Spontricciolo, per trasformarlo in una chiesina succursale della parrocchia. In una istanza presentata al capo dello Stato, Gronchi, per la cessione gratuita dell’immobile, don Montali così scriveva: “Se vi erigessi una chiesetta lo Stato vi dovrebbe concorrere. Cedendo il Dopolavoro, si risparmierebbe la spesa ed io svolgerei un’azione religiosa, i cui effetti non sarebbero solo spirituali, ma anche civili e sociali”. Don Montali aveva colto nel segno: una nuova chiesa è al servizio del culto, ma anche della crescita umana delle persone e, come tale, è un bene per tutti.
Il 27 settembre 1958 potè perfezionare il contratto d’acquisto del Dopolavoro Gusella e la chiesetta, dedicata a San Paolo, fu inaugurata il 19 marzo 1959. Pare che, riferendosi all’utilizzo precedente del locale e con una espressione che rispecchia la mentalità del tempo e il suo temperamento, don Montali abbia esclamato: “Per benedire questa chiesa ci vuole una damigiana d’acqua santa!”.
E così, con una damigiana d’acqua santa, ebbe inizio l’avventura della chiesa di Spontricciolo.

Attività pastorale
L’inaugurazione della nuova chiesina di Spontricciolo fu uno degli ultimi atti di don Giovanni Montali. Infatti morì il 9 novembre del 1959. Divenne parroco di San Lorenzo don Emilio Campidelli, un giovane prete che lo coadiuvava dal 1951. Insieme con la chiesina vennero le normali attività pastorali: la liturgia, la catechesi ai ragazzi, la presenza in mezzo alla gente. E intanto il quartiere cresceva a mare della statale, facendo sbilanciare il baricentro di Spontricciolo, prima costituito dai vecchi ghetti di “Bellariva” (via Ivrea e Chivasso) e Spontricciolo (immediatamente a nord della chiesina).
Nel 1971 al posto di don Natale Imola, nominato parroco a Sant’Agata di Santarcangelo, divenne cappellano don Piergiorgio Terenzi e vennero anche alcuni seminaristi per iniziare una nuova esperienza: Agostino, Sanzio, Danilo, Gerardo, Giovanni. Più tardi si aggiunsero Mauro, Giampaolo e Massimo. A San Lorenzo si creò così, sotto lo sguardo paterno di don Emilio, una famiglia singolare che ebbe immediatamente riflessi positivi su tutta l’attività pastorale. I seminaristi andarono anche ad animare le diverse zone periferiche della parrocchia: Osteria Nuova (Betania), Ghetto del Rio (zona stadio) e appunto Spontricciolo. Dal 1973 al 1977 con don Giuseppe Maioli, succeduto a don Claudio Signorini, inizio un lavoro più preciso anche a Spontricciolo: con l’aiuto dei giovani di GS si diede vita al doposcuola per i ragazzi in difficoltà, si organizzarono giochi e attività con i bambini alla domenica pomeriggio, feste e catechesi presso i locali adiacenti alla chiesina. Vennero anche celebrati diversi Battesimi e alcuni Matrimoni, nonchè le Messe di prima Comunione. Nel 1977 Agostino Giungi fu ordinato sacerdote e seguì in modo particolare l’attività pastorale a Spontricciolo fino al 1979. Infatti, nel febbraio di quell’anno si iniziò un servizio religioso in uno scantinato in viale Romagna e Agostino si “trasferì” al Ghetto del Rio, sostituito a Spontricciolo direttamente da don Piergiorgio. Nel luglio 1981 morì don Emilio Campidelli e divenne parroco don Piergiorgio
Negli anni ’80, soprattutto con la presenza di don Agostino prima e di don Giovanni poi, e di alcuni laici intraprendenti e responsabili, Spontricciolo divenne teatro di numerose attività anche con risvolto sociale: Babbo Natale, Carnevale ecc. Si formò un comitato genitori che, pur con alcune tensioni, riuscì ad incidere positivamente sul territorio. Nel mese di maggio, con la presenza delle suore, ebbe inizio la pratica della “Madonna peregrinante” con momenti di preghiera nelle case. Nel 1990 Agostino fu trasferito a San Martino dei Mulini e don Piergiorgio seguì personalmente il lavoro pastorale a Spontricciolo.

Una chiesina divenuta piccola e scomoda
Negli anni la popolazione di Spontricciolo è aumentata, passando dalle poche famiglie dei vecchi ghetti ad oltre un migliaio di persone, a cui vanno aggiunte quelle residenti a mare della ferrovia, nella zona del Marano. La chiesina sulla statale, oltre che piccola per la popolazione, era diventata scomoda e pericolosa a causa dell’attraversamento della strada sempre più carica di traffico. Diversi incidenti stradali (di cui almeno quattro mortali) e il traffico diventato sempre più intenso hanno creato progressivamente come un muro tra il quartiere e la chiesina. Le persone anziane erano così scoraggiate nella partecipazione alla Messa e i genitori non si fidavano di mandare i bambini. Pian piano cominciava a farsi strada l’idea della necessità di una nuova costruzione a mare della statale. In questo modo gli ambienti del vecchio edificio, fatta eccezione per la chiesina vera e propria (si era fatto un sostanziale lavoro di sistemazione interna con il legno negli anni ’70), erano lasciati senza interventi di manutenzione, diventando così fatiscenti. La vecchia chiesina – alla quale peraltro molti degli abitanti di Spontricciolo erano affezionati – non era più considerata definitiva.
Iniziava così, già dal 1968, un lungo cammino, intessuto di tentativi frustrati e di speranze che si sono alternate a delusioni

Un percorso accidentato
A questa data (precisamente al 27 agosto 1968) risale infatti la prima lettera di don Mario Molari (allora parroco a Mater Admirabilis e vicario foraneo) con la richiesta al comune di Riccione di un’area per attrezzatura religiosa nella zona di Ponte Marano, tra i viali Gozzano, Rucellai e Panzini. Nel 1971 (prot. 12053 del 22 ottobre) i parroci di Riccione presentano domanda per un’area di circa 5.000 mq. ad est dell’area destinata alla scuola elementare (dove attualmente c’è il campo sportivo). La stessa richiesta viene ripetuta nel 1972 (prot 863 del 22 gennaio) sotto forma di osservazioni al piano regolatore generale del comune di Riccione. Identica richiesta viene ripetuta nel 1974 (prot 3629 del 5 marzo).
Passano gli anni ma i tentativi per l’individuazione di un’area per la nuova chiesa di Spontricciolo sembrano cadere nel vuoto. Insieme con la Curia Vescovile i parroci rinnovano le precedenti richieste insistendo per un’area sulla quale, in seguito, verrà collocato il campo sportivo (prot. 14355 del 31 luglio 1982); questa volta però la richiesta è di 3.000 mq. contro i 5.000 precedenti.
In seguito si pensa anche all’area verde al centro del quartiere, dove verrà poi sistemata la piazza. Non se ne fa nulla. Intanto aumentano gli incidenti anche mortali per andare alla vecchia chiesina attraversando la statale. Le varie richieste non hanno alcun esito e la gente è avvilita. Sembra che la nuova chiesa non si debba proprio fare. Di richiesta in richiesta si arriva così all’adozione del nuovo piano regolatore del 1985 che prevede, finalmente, un’area per il servizio religioso a nord di viale Vercelli, di fianco al concessionario Volkswagen. Si arriva così al 1994: in luglio a don Piergiorgio Terenzi subentra come parroco don Tarcisio Giungi.

Storia recente
Nell’estate 1994 ci furono alcuni incontri tra l’amministrazione comunale da una parte e don Piergiorgio, don Tarcisio, il Vicario foraneo e la Curia dall’altra. Il clima sembrò subito favorevole ad una rapida decisione in proprosito. Intanto si cominciava a pensare ad un’altra area perchè quella prevista dal PRG, a causa di un eventuale allargamento di viale Vercelli per una nuova immissione sulla statale Flaminia, ed anche per la vicinanza alla Flaminia stessa, non era adatta. In sintonia tra parrocchia e amministrazione comunale si cercarono nuove soluzioni per la collocazione dell’area religiosa. Si optò in un primo tempo per un’area di proprietà del comune: in tal modo si sarebbe riconosciuta la pubblica utilità dell’edificio religioso e si sarebbe evitato lo scoglio del rapporto coi privati, sicuramente arduo sia sotto il profilo economico sia sotto quello del tempo necessario. Vennero così individuate due aree: una tra la scuola elementare ed il campo sportivo, l’altra immediatamente a mare della statale alla periferia lato Cattolica del quartiere. Il Vescovo, insieme al Vicario Generale e all’Amministratore Economico della Diocesi, fece un sopralluogo nel terreno vicino alla scuola elementare esprimendo parere favorevole alla collocazione della chiesa su quell’area. La soluzione sembrava dunque a portata di mano. Si cominciava ad assaporare la fine di un così lungo travaglio.
Ma gli entusiasmi erano destinati a durare poco. Furono sollevate obiezioni alla collocazione della chiesa in ambedue le aree di proprietà comunale. Problemi tecnici, sì, ma soprattutto problemi di altra natura. La ribadita disponibilità dell’Amministrazione ad una rapida soluzione della annosa questione sembrava non riuscire a tradursi in pratica. Nei primi mesi del 1995 si abbandonò quindi l’ipotesi della costruzione della chiesa in un’area comunale e si tornò all’idea che la parrocchia avrebbe dovuto cercare un’area adatta, contrattando direttamente coi proprietari; il comune, da parte sua, avrebbe favorito tecnicamente l’operazione attraverso unvariante al P.R.G. per una diversa collocazione. Durante le benedizioni pasquali del 1995 si avvertiva, nel dialogo con la gente, la sfiducia e la delusione.
Finalmente le cose cominciarono a girare per il verso giusto. Dopo le elezioni amministrative del 1995 furono intensificati i rapporti tra parrocchia e Amministrazione comunale. Grazie alla spinta impressa dalla nuova Giunta Comunale, fu apportata in tempi brevi una variante al piano regolatore. Furono iniziate trattative per l’acquisto del terreno con le famiglie Bianchini, proprietarie dell’area individuata. Nell’agosto 1995 la parrocchia acquistò un’area di circa 2.400 mq., di cui solo 1250 edificabili: un appezzamento forse piccolo per le esigenze pastorali, ma sufficiente. Comunque fu tutto quello che si riuscì ad ottenere, sia in termini di quantità del terreno che di ubicazione.
Il progetto della chiesa fu affidato all’architetto Livio Lepri e i mesi che passarono furono impiegati nella stesura e presentazione del progetto. Il 24 agosto 1996 fu rilasciata la concessione edilizia. Il 1 settembre fu benedetta la prima pietra e il 3 settembre la ditta Santini Orlando diede inizio ai lavori, sotto la direzione del geom. Giuseppe Raffaelli. Già da mesi don Tarcisio ottimisticamente diceva alla gente di Spontricciolo che si sarebbe celebrata la Messa di Natale nella nuova chiesa. Effettivamente la si celebrò… nello scantinato. Una vecchietta, l’unica per la quale fu possibile trovare una sedia, disse commossa che quello era il più bel Natale della sua vita. Il sogno stava diventando realtà.
I lavori proseguirono celermente per alcuni mesi e la chiesa cresceva sotto gli occhi dei curiosi e degli abitanti. La bellissima ma complessa configurazione del tetto richiese diverse settimane di lavoro, ma a Pasqua ’97 fu possibile celebrare la Messa nella chiesa senza porte e finestre, ma con la struttura ormai completata. Nell’estate si è celebrata la Messa alla domenica sera e, a detta di tutti, mai si è vista tanta gente a Spontrcciolo. La chiesa di San Paolo è ormai una realtà. Ora, grazie anche a questa nuova struttura, si dovrà lavorare più intensamente per costruire ogni giorno la comunità cristiana, nel solco della ricca storia di questi decenni e, insieme, profondamente nuova.

don Tarcisio Giungi