La storia
La storia di San Lorenzo
Il territorio di San Lorenzo in Strada è stato popolato dall’uomo fin dalla preistoria, com’è ampiamente dimostrato dalle numerose testimonianze archeologiche antecedenti la colonizzazione romana ivi rinvenute ed esposte nel Museo del Territorio di Riccione.
La presenza infatti di piccoli corsi d’acqua perenne (Rio Marano, Rio Melo, Rio Grande, Rio Raibano),- nel passato con una portata certamente maggiore rispetto a quella dei nostri giorni- , la fertilità dei terreni, la vicinanza del mare che permetteva l’approvvigionamento di sale e la raccolta di frutti di mare, la configurazione geomorfologica della zona adatta alle attività agricolo-pastorali e alla caccia, hanno sempre rappresentato condizioni favorevoli all’insediamento umano.
In periodo storico il territorio fu certamente abitato da genti picene dedite prevalentemente alla pastorizia, sottomesse o cacciate successivamente dai Galli Senoni.
Don Giovanni Montali, parroco della Chiesa di San Lorenzo in Strada scrisse nel 1923 che nell’area della chiesa sarebbe sorta nell’antichità una colonia gallica agricola. Non si sono tuttavia avute, neppure successivamente, testimonianze archeologiche di questo periodo in grado di poter suffragare tale ipotesi.
Si può presumere che questa asserzione derivi dal ritrovamento nel 1866, nella zona di S.Lorenzo, di una statuetta di demone o genio alato con caratteristiche del costume gallico.
Questo reperto (da sempre conservato nel Museo civico di Rimini al pari di altre pregevoli terracotte trovate a San Lorenzo in Strada), non può essere minimamente addotto come prova dell’esistenza di una colonia gallica, dal momento che la statuetta risale all’ epoca romana ed assunse probabilmente il significato commemorativo della vittoria dei Romani sui Galli.
Sconfitti i Galli dai Romani prima nella battaglia del Sentino nel 295. a.C. e successivamente neutralizzati nel 283 a.C., la zona venne occupata dalle legioni romane.
Nel 268 a.C. fu fondata Rimini, prima colonia dedotta a nord degli Appennini, ed una trentina di anni dopo le terre comprese tra il Rubicone ed il Conca furono assegnate a circa 6000 famiglie di coloni (deduzione viritana) provenienti dall’Italia centrale ed in particolare dal Lazio e da Roma.
Alcune decine di migliaia di coloni (dalle 20000 alle 30000 persone), secondo la stima di più studiosi, si trasferirono pertanto nel territorio riminese arrecando con sé oltre ai propri beni materiali (mobili, attrezzature, bestiame, ecc.), anche la loro lingua e le loro diverse tradizioni culturali destinate a fondersi con quelle delle popolazioni autoctone.
Nel 220 a.C. fu costruita la strada consolare Flaminia, che prese il nome dal console romano Gaio Flaminio che la fece costruire quasi certamente sopra una preesistente pista preistorica. Il tracciato della via, in relazione al tratto “Riccionese”, in gran parte coincide con quello attuale, com’è stato possibile accertare a seguito delle accurate ricerche effettuate negli anni 70’ e 80’ dall’ispettore onorario per i Beni Archeologici dell’Emilia- Romagna maestro Luigi Ghirotti.
A quest’ultimo com’è noto è stato successivamente intestato il Museo del Territorio di Riccione./p>
Tale via ha rappresentato il principale asse viario dell’antichità collegando Roma con Rimini l’ Italia settentrionale e l’Europa nord orientale.
Ancora oggi dopo più di 2000 anni collega la capitale d’Italia con Rimini per concludersi nel luogo ove nel 27 a.C. venne edificato l’arco di Augusto che resiste tuttora saldamente ai tempi.
Lungo la Flaminia sorse e si sviluppò il villaggio Popilio o Pupillo (poi San Lorenzo in Strada), certamente la località più antica nell’ambito del territorio comunale di Riccione.
In tal modo venne avviata la vera e propria romanizzazione del territorio comprendente anche la zona di San Lorenzo, la quale ha restituito, tra l’altro, molteplici reperti archeologici di età romana conservati nel Museo cittadino.
Altri materiali sono visibili in situ, ovvero nella giacitura originaria (curva di S.Lorenzo, area prospiciente la farmacia comunale) e nel terreno intorno alla chiesa di S.Lorenzo nel quale durante gli scavi per la costruzione della canonica (anni 70’), furono recuperati rocchi di colonne di notevoli dimensioni e massi squadrati, alcuni dei quali modanati, tuttora giacenti presso la chiesa.
In età romana furono costruiti due ponti: del primo sul Rio Melo esistono ancora alcune parti, recentemente restaurate da parte dell’Amministrazione Comunale; del secondo sul Marano, le memorie riportate dallo storico riminese del XVII secolo Cesare Clementini.
Alla caduta dell’impero romano d’Occidente nel 476 d.C., il territorio di San Lorenzo in Strada fu certamente ampiamente impaludato a causa di un peggioramento delle condizioni climatiche dovuto ad un aumento rilevante delle precipitazioni atmosferiche com’è riportato da più fonti storiche, attestate inoltre in occasione di diversi scavi effettuati per fondazioni di edifici.
Dopo le prime invasioni barbariche il Riminese e quindi anche il territorio di San Lorenzo in Strada che ne faceva parte, passò ai Bizantini che lo inclusero nella Pentapoli, circoscrizione amministrativa costitituita dal territorio di cinque città: Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona.
Sconfitti i Longobardi da parte dei Franchi verso la metà dell’VIII sec. d.C., il Riminese entrò a far parte del territorio della Chiesa di Ravenna.
In una pergamena dell’anno 1059 d.C. compare la prima menzione di San Lorenzo.
Tale documento cita la “plebe Sancti Laurencii qui vocatur in vico Popilio”. In un atto successivo risalente al 1151 d.C. si ha non più San Lorenzo “in vico Popilio”, bensì San Lorenzo “in Strada”. La scomparsa del nome latino vico e, nel caso specifico “vico Popilio”, sta a testimoniare il passaggio dell’organizzazione territoriale dalle mani dell’autorità civile a quella ecclesiastica. L’utilizzo del toponimo “in Strata”, permise inoltre di distinguere la chiesa plebale di San Lorenzo dalle altre dedicate allo stesso santo esistenti nella diocesi riminese e cioè: San Lorenzo a Monte, San Lorenzo in Correggiano, San Lorenzo di Gatteo.
Nel XIV secolo Rimini procedette al rinnovo dell’ordinamento delle comunità del contado dividendole in “castelli” e “ville”: tra quest’ultime fu anche compresa la cappella di San Lorenzo in Strada. Dalla descrizione del cardinale Anglico risulta che San Lorenzo nel 1371 contava 13 focolari (circa 60 abitanti). Tale documento fornisce una chiara testimonianza su come il governo malatestiano di Rimini mirasse a livellare il potere della chiesa madre di San Lorenzo in Strada con quella di San Martino in Arcione.
Verso la fine del Medioevo, come sostiene il Vasina “la comunità riccionese presenta sotto il profilo patrimoniale una situazione ancora dispersiva per la compresenza di molteplici interessi di privati e di enti ecclesiastici, mentre politicamente, assieme a quasi tutti gli altri centri del contado riminese, viene assumendo un aspetto unitario che le è dato dalla comune subordinazione alla città maggiore ed in particolare alla signoria malatestiana”. Nei secoli successivi si ebbero diversi passaggi di eserciti con le ovvie conseguenze di saccheggi e distruzioni essendo San Lorenzo ubicata sulla via consolare Flaminia in un punto di particolare rilievo strategico.
La Chiesa
La primitiva chiesa di San Lorenzo in Strada sorse quasi certamente sui resti di un tempio pagano. Nel 1230, dopo una probabile ricostruzione, fu consacrata ad onore dei tre santi: Lorenzo, Giovanni Battista e Cristoforo. Non si hanno notizie in merito alle origini della pieve che aveva giurisdizione su di um’ampia zona comprendente oltre l’attuale territorio di Riccione anche quello di Casalecchio, del “Terzo” di Rimini, di Sant’Andrea in Patrignano e di Sant’Anrea in Besanigo di Coriano; tale pieve sicuramente esisteva prima del Mille come attestato da Currado Curradi in” Le pievi del territorio riminese nei documenti fino al Mille”, Rimini, 1984.
Nel 1258 la pieve fu posta sotto la giurisdizione dell’ospedale riminese di Santo Spirito da parte di Giacomo vescovo di Rimini. Tale concessione venne approvata e confermata da papa Alessandro IV nel 1260 con una bolla nella quale fu anche compresa la chiesa di San Martino in Arcione e quella di San Bartolomeo di “Ladornero”, altre volta menzionata “de Ardonara”, di cui non si conosce però l’esatta ubicazione.
Nel 1440 papa Eugenio IV concesse a Paolo Marcheselli, riminese, ai suoi due nipoti Lodovico e Pellegrino, nonché ai successori di ciascuno di essi, il diritto di “patronato” e di “presentazione”.
Tra il 1640 e il 1664 fu eretta una nuova chiesa ad opera di tre parroci riminesi: Francesco Castagna, Carlo Marcheselli e il canonico Rambottino.
Nella notte di Natale del 1786, anno nel quale San Lorenzo in Strada contava 375 abitanti, un terremoto di particolare intensità causò notevoli danni alla chiesa, tanto che l’architetto Valadier nelle sue “ Perizie de’ danni causati alle case delle venticinque Parrocchie del bargellato di Rimino dal tremuoto della notte delli 24 decembre dell’anno MDCCLXXXVI”, stimò la somma di 146 scudi occorrente per varie opere di riparazione.
Nel 1859 don Leonardo Leonardi, ricordato come uomo di vasta cultura storica e teologica, fece allargare la chiesa erigendovi ai lati le cappelle ed uno stanzone ad uso scolastico: in tale anno la popolazione di San Lorenzo in Strada era di 850 abitanti.
Il 17 maggio ed il 16 agosto del 1916, la chiesa e l’annessa casa del parroco furono completamente distrutte da due violenti scosse di terremoto che arrecarono notevoli danni nel territorio riccionese ed il cui doloroso ricordo è ancora presente nelle persone più anziane. A quel tempo la popolazione aveva raggiunto le 2500 unità.
Costruita una baracca in legno onde poter assicurare, sia pure in stato di estrema precarietà, la continuità delle funzioni religiose, il parroco don Giovanni Montali si impegnò tenacemente perché fosse eretta una nuova chiesa,più ampia di quella andata perduta, dal momento che la popolazione di San Lorenzo si era notevolmente accresciuta.. Il giorno di Natale dell’anno 1922 si ebbe l’inaugurazione, sebbene non ufficiale, della nuova chiesa, eseguita conformemente alle prescrizioni antisismiche, da una cooperativa di muratori locali su progetto dell’ing. Giuseppe Gualandi di Bologna.
La furia devastatrice del secondo conflitto mondiale non risparmiò nemmeno questo nuovo edificio; nell’autunno del 1944 esso subì gravissimi danni in seguito ai bombardamenti ed il parroco don Giovanni Montali impedì che i soldati alleati ne completassero la distruzione asportandone i resti. A fianco della chiesa in un pozzo furono trovati i corpi del fratello e della sorella del sacerdote trucidati dai nazisti.
La ricostruzione iniziata dal Montali è stata completata nel 1976.
Le origini della parrocchia
Lontane origini
La località che ora forma la Parrocchia di San Lorenzo in Strada, situata fra il mare e il colle, con due torrenti il Rio Melo e il Marano che, quasi a delimitarne i confini, la fiancheggiano, ricca di soprasuolo e fertile di terreno, per mancanza di documenti non si può determinare da quando sia abitata. Però è certo che risale ad un’alta antichità. Qui esisteva una borgata denominata Vico Popilio, dal Console romano di questo nome. L’anno 486 di Roma fu qui una colonia gallica agricola: nel 534, fu selciata la strada Flaminia da Roma a Rimini; nel 621, fu aperta la via Popilia. Queste memorie inducono a ritenere che questa località fosse abitata certamente parecchi secoli prima dell’e.v.
Introduzione del Cristianesimo
Presentiamo – per mancanza di documenti – delle congetture. Rimini città molto importante nell’era romana, godè ben presto dell’ inestimabile tesoro della Fede Cristiana. Nei primi tempi evangelici il Vescovo dimorava nella sua sede insieme ai sacerdoti e diaconi, e dalla città spediva i suoi missionari per il contado. I sacerdoti, nel loro pellegrinaggio fra i villici, dovevano di preferenza fermarsi nelle borgate, che abbondantemente abitate, porgevano l’occasione e davano speranza di un più fecondo ed ampio apostolato. Ad oriente di Rimini la prima borgata era questo Vico che ne dista circa 8 chilometri. Ritiensi che il Cristianesimo nel riminese sorgesse nel secondo o nel terzo secolo, perchè il Vescovo nostro diocesano Stemnio sedette nel 313 al Concilio Romano sotto il S. P. Melchiade. E’ vero che Stemnio è il primo Vescovo nato nella Diocesi di Rimini, ma nessuno sa che fosse proprio il primo, e ad ogni modo lo troviamo nel principio del quarto secolo: il che fa dedurre che la Fede Cristiana e la Luce Evangelica splendessero su di noi anche prima. Cosicchè si può ritenere che nel quinto secolo fosse già sorta una comunità cristiana cui fosse concesso un prete che la reggesse e che qui si edificasse un luogo sacro al servizio religioso. E questa opinione è tanto più accreditata dal fatto che l’ origine delle Parrocchie risale al terzo secolo. Ed anche il luogo sacro dovette essere situato nel medesimo punto perchè dagli scavi vengono continuamente alla luce ossa umane tanto da far ritenere che attorno alla Chiesa fosse un campo cemeteriale cristiano, perchè i cadaveri allora venivano sepolti o nella Chiesa o nelle sue adiacenze. Nel 1059 la Chiesa di S. Lorenzo in Strada veniva già chiamata plebalis. Dicendi chiesa plebale si dice chiesa principale, matrice, battesimale, che aveva alle sue dipendenze altre Chiese di minore importanza. Questa nostra Chiesa s’intitolò a S. Lorenzo Martire per ricordare l’eroico diacono che diede la sua vita per la fede cristiana ed è detta in Strada per distinguerla dalle altre Parrocchie dedicate al medesimo Martire. La Via strata dal verbo “sterno” – appiano – è dunque la via appianata; ed è appunto da tale appellativo strata che oggi è rimasto a noi il nome strada. Ed abbiamo avuto la denominazione S. Laurentis in Strata, con l’aggiunta, qualche volta, di “in Vico Popili”. S. Lorenzo in Strada essendo Chiesa plebale antichissima estendeva la sua giurisdizione spirituale sopra territori che da lei non troppo discosti, mancavano di luoghi sacri o che avevano soltanto Oratori o Cappelle; come il Terzo, Arcione e Pantano, ecc. cosicchè vi si comprendevano in tutto, od almeno in parte, le odierne parrocchie di Riccione, di S. M. di Casalecchio, di S. Andrea in Patrignano e Besanigo. Nel 1059, Umberto Vescovo di Rimini concedeva al Conte Everardo “in integrum, fundus russianus et in plebe S. Laurenti; qui vocatur, in Vico Popilio, fundus Folianus”. Ed il Tonini, l’ illustre storico riminese così scrive: “apparisce essere S. Lorenzo in Strada da unapergamena del 22 Agosto 1244 presso di me”. Questo è il documento più antico che sia stato conservato. Nel 1144 – 21 Maggio – Lucio II Papa con bolla a Rainerio, Vescovo di Rimini conferma la giurisdizione sulla plebe di S. Lorenzo in Strada. Nel 1230 al 7 Agosto questa Chiesa fu consacrata dal Vescovo (Ventura? Benno?) ad onore dei Santi Lorenzo, Giambattista, Cristoforo. Il 19 Agosto, Parcitade IV dè Parcitadi, rivale di Malatesta da Verucchio vende un terreno posto nella Pieve di S. Lorenzo in Strada e nella cappella di S. Martino in Arzune. In quel tempo la giurisdizione spirituale di Arcione apparteneva al Parroco di S. Lorenzo in Strada, come pure la Chiesa di S. Bartolo in Ardonara o Landonaria oggi scomparsa senza lasciare tracce sicure della sua ubicazione. Nel 1343 (23 luglio) nel capitolo dei Frati Ospitalieri di S. Spirito intervenne anche Fra Paolo, Arciprete di S. Lorenzo in Strada che vi sedette subito dopo il priore. Ai 27 di agosto 1439 il conte Francesco Sforza con un esercito di 8000 soldati alloggiò per due giorni al “Terzo”. Nel marzo 1440 Eugenio IV papa concede a Paolo di Pellegrino dei Marcheselli riminese, ai suoi due nipoti Lodovico e Pellegrino, nonchè ai successori di ciascuno, il diritto di Patronato e di presentazione alla Chiesa Plebale di S. Lorenzo in Strada. Ai 18 marzo 1646 si adunarono i confratelli della compagnia del suffragio nella chiesa, per la prima volta. Dal 1649 al 1663 i matrimoni si contano dall’uno a quattro per anno. Due riminesi, Parroci di qui, Francesco Castagna il primo e Carlo Marcheselli il secondo, eressero la nuova chiesa tra il 1640 e il 1664. Il Marcheselli legò 100 scudi alla chiesa affinchè venisse abbellita; ciò che fece il Can. Rambottino che vi aggiunse anche del suo. La pietra commemorativa di questa chiesa è stata rinvenuta durante la costruzione odierna e porta ben scolpita questa scrittura: “S. Laurentius in Strada 1664”. In quell’anno dovette essere terminata. Il Rambottino morto nel 1679 ebbe parecchi successori, ma la loro opera, forse perchè la chiesa era di recente costruita, non è manifesta, se non nella persona del conte Giuseppe Ruffo qui parroco dal 1781 al 1794. Imperocchè con i disegni dell’architetto Antonio Stegani bolognese fu fatta una perizia di 600 scudi romani pari a L. 3192, che ritiensi eseguita. Al conte Arciprete Ruffo succedè il Lonfernini che fu assai zelante e che diede alla chiesa il cappellone ed abbellì l’altare maggiore col marmo rosso di Verona e fece altre migliorie. Pietro Ricci Parroco, trovando la chiesa in buona condizione non ebbe a fare che qualche ritocco. Alla morte del Ricci, avvenuta nel 1859, la Parrocchia contava 850 anime, sicchè i fedeli – nota il Leonardi che gli successe – stavano nella chiesa quasi compressi come le acciughe. L’arciprete Leonardo Leonardi fu uomo di vasta cultura storico-teologico, scrittore forbito e sacerdote assai disinteressato: allargò la chiesa erigendovi ai lati le cappelle e la prolungò alquanto. Costruì un camerone vasto che servì per aula scolastica e fece tanti lavori che sarebbe qui troppo lungo enumerare, spendendo ingenti somme di danaro, per cui morì povero quantunque allora col diritto civile alle decime, le condizioni economiche della parrocchia fossero discrete. Il mio successore, diceva Don Leonardi, potrà occuparsi di cose spirituali, perchè io ho abbellita la chiesa e l’ho ingrandita; ho ampliato e migliorato la canonica. Ed aveva, in gran parte, ragione, se non vi fosse stato il disastro del terremoto. Invece quattro anni dopo fu qui tutto un mucchio di macerie. Il terremoto del 17 maggio e più quello del 16 agosto 1916 abbatterono quasi al completo la chiesa Parrocchiale e il campanile fu demolito per ragioni di pubblica incolumità.
La storia di San Lorenzo apre un capitolo nuovo.
Don Giovanni Montali farà costruire la nuova Chiesa di San Lorenzo intorno agli anni ’20. Più precisamente la prima pietra fu posta il 3 Agosto 1919, ma solo il 25 Dicembre del 1922 fu celebrata la prima Messa. Da allora la Chiesa non ha subito sostanzialmente cambiamenti fino al 2003, quando è stata radicalmente trasformata all’interno nelle forme in cui oggi la vediamo.